venerdì, febbraio 05, 2010

Ottantotto tasti.

(1) Ottantotto manie, sono la rappresentazione fisica dell'onda sonora che mi ossessiona. Non riesco a darle forma, non capisco quando e dove sbaglio. Ho il mio linguaggio espressivo, un mio concetto poetico e un modus operandi; e forse già sto cadendo nell'incubo del cliché.

(2) La ripetitività di temi e brani. Uno spauracchio intollerabile per chi si cimenta nella composizione musicale: come essere istantaneamente riconoscibili, pur senza copiare da se stessi? E' così difficile usare quelle dodici note, quegli ottantotto tasti per creare con coerenza e originalità.

(3) Ancora più difficile è scrivere parole. Perché le parole le capiscono tutti, le note le capisce chi ci capisce. Il rischio di ripetersi nei testi è ancora più alto, perché ognuno di noi - anche se pieno di sfaccettature - ha i suoi argomenti principali, i suoi affetti più grandi, le sue fobie, le sue ossessioni. E saltano fuori sempre, opportunamente o meno.

(4) Corde, tasti, chiavi, pelli, pedali. Cantava Francesco Di Giacomo:"Spirali acustiche nell'aria vergine". Un verso su cui si può meditare; decontestualizzato assume molti significati.

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