martedì, febbraio 09, 2010

Inverno. (6 febbraio 2010)

Bianco su azzurro, attutisce il rumore di fondo
Aria tersa, la calma mi fa vedere lontano
Cala la tenebra e tremano persino le ossa
Non voglio uscire da questa anestesia
Consapevolezza acquisita, diventi gioia
Esseri insensibili al mondo esterno

venerdì, febbraio 05, 2010

Ottantotto tasti.

(1) Ottantotto manie, sono la rappresentazione fisica dell'onda sonora che mi ossessiona. Non riesco a darle forma, non capisco quando e dove sbaglio. Ho il mio linguaggio espressivo, un mio concetto poetico e un modus operandi; e forse già sto cadendo nell'incubo del cliché.

(2) La ripetitività di temi e brani. Uno spauracchio intollerabile per chi si cimenta nella composizione musicale: come essere istantaneamente riconoscibili, pur senza copiare da se stessi? E' così difficile usare quelle dodici note, quegli ottantotto tasti per creare con coerenza e originalità.

(3) Ancora più difficile è scrivere parole. Perché le parole le capiscono tutti, le note le capisce chi ci capisce. Il rischio di ripetersi nei testi è ancora più alto, perché ognuno di noi - anche se pieno di sfaccettature - ha i suoi argomenti principali, i suoi affetti più grandi, le sue fobie, le sue ossessioni. E saltano fuori sempre, opportunamente o meno.

(4) Corde, tasti, chiavi, pelli, pedali. Cantava Francesco Di Giacomo:"Spirali acustiche nell'aria vergine". Un verso su cui si può meditare; decontestualizzato assume molti significati.